Sandro Simoncini è nato il 6 dicembre del
1966 a Berzo Demo.
Quando ci ha trasmesso le note biografiche
che andiamo ad elencare, ci ha confidato una
sua perplessità, ritenendole possibili di noia
per il lettore, sostenendo fra l'altro che, all'età
dei suoi 49 anni, si sente già vecchio.
Ha avuto sua madre quale maestra alle
elementari e ricorda che la cosa gli ha
giovato, dato che era ed è una donna
allegra e piena di vita. Ha una sorella, Sara,
che ha frequentato troppo poco e un buon
padre Saverio, che, ci dice, forse non ha
mai capito abbastanza. Ha fatto il liceo
scientifico per emulazione e l'università per
logica conseguenza di una scuola superiore
che non consente alternative. Ha scelto
la facoltà di architettura, ma poteva essere anche qualcos'altro. Poi ha scoperto che gli
piaceva, ma non esclude che avrebbe potuto votarsi a discipline assai diverse. Insomma,
sostiene, non fu vera vocazione. Comunque la scuola, per lui, ha rappresentato molto.
Gli ha dato tanto, anche se avrebbe preteso ancora di più. Ha avuto tanti amici, ma come
si evince dalla sociologia, quelli fondamentali si contano su una mano, ed ora, sostiene
con una vena di mestizia, latitano anche quelli. Ha fatto l'architetto serenamente fino alla
crisi generale degli ultimi tempi, ora gli è più difficile ma tiene duro; ha solo smesso la
cravatta. Una decina d'anni fa, recuperando un titolo che aveva nel cassetto, ha riscoperto
la professione dell'insegnamento. Ora lo pratica in un bel paese di montagna presso la
scuola media locale e in questa seconda fase dell'esistenza si appassiona parecchio, forse
perché, e sono sue parole, è divenuto più paziente e perché non potrebbe insegnare altro
che l'arte. Quest'ultima è divenuta la sua grande passione, insieme alla montagna. Ama
sciare, scalare roccia e ghiaccio, ma si tratta di un ambiente duro, austero, pericoloso
e, a volte, retorico. Ha scoperto che definirsi "alpinisti" è una parola grossa. Intorno ai
quarant'anni ha vissuto una stagione davvero felice: ha avuto due figli, Andrea e Vera,
dalla sua compagna, Michela, e ha scritto tre libri tutto d'un fiato: "La vera accusa", "La so io
la strada!" e "Giacomino andò a New York", oltre a diversi racconti brevi. Per questa curiosa
passione tardiva è finito in questa raccolta di personaggi della Valle Camonica.
Il titolo di "scrittore", da attribuire, è ugualmente delicato quanto quello di "alpinista".
Tuttavia, pur non avendo alcuna ansia di conoscere "l'ardua sentenza" da parte dei posteri,
sta scrivendo ancora e frequenta regolarmente le cime.