
Il primo lungo impegno pastorale lo ha svolto in qualità di curato a Lovere (dove i giovani lo chiamavano don Tino) e ha vissuto nella cittadina lacustre per ben undici anni. Poi torna fra le sue montagne, e come parroco cura le anime di Sonico, Rino e Garda.
Ma il destino dei preti è quello di rispondere al volere del suo vescovo. Dopo tre anni infatti, mons. Bruno Foresti gli comunicava il nuovo trasferimento e diventava parroco di Breno. Nella cittadina camuna vi rimarrà una ventina d'anni, inanellando tutta una serie di iniziative che lasceranno in quella comunità cristiana e nella valle un segno nitido e profondo di amorevole stima. Nel 2005 il vescovo della Diocesi bresciana, mons. Giulio Sanguineti, lo chiamò per porlo a capo della comunità cristiana di Manerbio, che guida tutt'ora, ormai da una decina d'anni. Dalla natìa montagna alla città, dalla curatizia lacustre con ritorno alla montagna e poi giù, nella profonda e bassa Terra Padana, sempre per rispondere al richiamo della sua giovanissima vocazione.
E sempre don Tino ha saputo, e continua a farlo, trasmettere alle comunità che lo hanno ospitato il suo credo di fede e di speranza nella parola di Cristo.