
Sposata con Vittorio Zaniboni ha un figlio Luca.
Inizia l'impegno professionale di insegnante elementare presso le scuole di Cogno e già da giovanissima è attratta dalla pittura. Dopo i primi approcci attuati con diverse tecniche che le hanno permesso di sperimentare una pluralità di linguaggi quali l'affresco, la pittura su seta, la lavorazione della creta, la pittura ad olio con richiami verso l'acrilico, Lella si dedica principalmente alla pittura su ceramica. Le sue opere acquistano subito una componente che va oltre la semplice decorazione, là dove l'artista, esprimendosi come meglio sa fare, lascia che il suo pennello narri sulle neutre superfici della fredda ceramica le sue esperienze vissute o auspicate in prevalenza durante viaggi in Paesi dai contorni esotici. Allora le sue opere raccolgono le componenti principali che maggiormente incidono nella mente di Lella, quali la natura rigogliosa e le figure di donne, le quali, l'una e le altre, sono rappresentate ornate da fiori e pampini dai colori "vivaci e prepotenti", come ci dice l'artista, che nulla tolgono alla delicatezza del racconto bensì ne accentuano la componente emotiva e magica.
Il famoso pittore e critico d'arte Remo Brindisi, quando vide alcune sue opere, si complimentò con lei per la coerenza con la quale sapeva mediare la forma degli oggetti con il suo mondo figurativo e narrativo affermando che, "rivelava sensibilità, delicatezza coloristica e chiarezza tecnica".
Le segnalazioni in concorsi e mostre e i premi conseguiti in quasi trent'anni di attività artistica sono la testimonianza come la critica abbia sempre valutato positivamente e con ottimi giudizi l'originale produzione dell'artista. In questi ultimi periodi si è orientata nella pittura su pannelli di grandi dimensioni, dove narra mondi irreali e fantastici, delineando figure e paesaggi con sguardi al futurismo e ad un mondo vagamente "picassiano". In questi grandi "affreschi di vita" nulla è senza significato: i giochi d'infanzia, la musica, gli strumenti suonati dal padre, le due persone che ama, le carte da gioco, le scale della vita che salgono e scendono, sguardi di donne avvolte di mistero e da lunghe collane dorate.
Fra questi vi è sicuramente quello che è stato realizzato per l'Ospedale di Esine dal titolo "Ti regalo un sorriso" esposto all'ingresso del 1° piano.
Da alcuni anni si dedica, con passione ed ottimi risultati, alla "scrittura" di icone bizantine e copte, usando materiali naturali che da sempre sono stati utilizzati nella tecnica millenaria attuata dai monaci greco-ortodossi.